Non è mai troppo tardi per scoprire chi sei davvero. A volte ci vogliono settant’anni di vita per trovare il coraggio di prendere un pennello e dire: “Ecco, questa sono io”.
Una mattina del 2022 mi sono svegliata con un’intuizione che mi ha cambiato la prospettiva sul mio lavoro di facilitatrice. L’idea era semplice ma potente: creare un corso d’arte specificamente pensato per le persone della terza età. Non sapevo ancora che questa decisione mi avrebbe regalato alcune delle esperienze più toccanti e illuminanti della mia carriera.
Quando ho presentato il progetto presso le Università della Terza Età del territorio, devo confessare che avevo qualche timore. Come avrebbero risposto persone abituate a una vita strutturata all’approccio libero e intuitivo dell’arte? Temevo che l’assenza di regole rigide potesse disorientare chi era cresciuto con l’idea che l’arte fosse qualcosa da “fare bene”, con tecniche precise e risultati prestabiliti.
La realtà mi ha sorpresa completamente. Durante il secondo incontro, una signora di settant’anni ha pronunciato parole che porterò sempre nel cuore: “Finalmente qualcosa che non devo fare ‘giusto’… ne ho avuto abbastanza nella vita di cose da fare per bene!” In quel momento ho capito di aver toccato un nervo scoperto: il bisogno di liberarsi dalle aspettative, di esprimersi semplicemente per il piacere di farlo, senza dovere dimostrare niente a nessuno.
Da allora sono passati diversi anni, e i laboratori con le persone mature sono diventati una delle parti più preziose del mio lavoro. Ogni incontro mi insegna qualcosa di nuovo sulla resilienza dell’animo umano, sulla capacità di reinventarsi e di scoprire talenti nascosti che aspettavano solo il momento giusto per emergere.
Ada, una delle mie partecipanti più affezionate, mi ha raccontato durante un laboratorio sul “Paesaggio Interiore” di aver dipinto la cucina di sua nonna. Ma non come la vedeva fisicamente – come la sentiva emotivamente. “È incredibile”, mi ha detto con gli occhi che brillavano di meraviglia, “tutti quei colori caldi che mi davano sicurezza da bambina sono usciti nel dipinto. Non sapevo di ricordarli ancora così bene.”
È proprio questa la magia che accade quando persone che hanno vissuto tanto si permettono di esplorare il proprio mondo interiore attraverso i colori. Non si tratta di imparare tecniche pittoriche – anche se spesso emergono spontaneamente abilità sorprendenti – ma di riscoprire il piacere dell’espressione libera, quella che avevamo da bambini prima che qualcuno ci insegnasse cosa era “giusto” e cosa no.
Giuseppe, settantacinque anni, ex impiegato di banca abituato alla precisione dei numeri, mi ha confidato dopo alcuni mesi: “Non ballavo da trent’anni, e invece eccomi qui, con il pennello in una mano e i piedi che si muovono da soli!” Stava partecipando a uno dei laboratori più amati del gruppo, quello in cui dipingiamo seguendo il ritmo della musica. A ogni cambio di brano i partecipanti si scambiano posto e continuano a lavorare sul dipinto iniziato da qualcun altro. Sono momenti di gioia pura, dove ho visto persone timide e riservate trasformarsi in spiriti liberi che improvvisano persino piccoli balli sulle musiche più vivaci.
Lavorare con le persone della terza età mi ha insegnato l’importanza di alcuni adattamenti che in realtà si sono rivelati preziosi anche con altri gruppi. Dal punto di vista pratico, ho imparato a strutturare le sessioni con tempi più distesi, due ore con una pausa di quindici minuti che permette a tutti di riprendere energia. Ho scoperto che materiali facili da maneggiare e superfici di dimensioni adeguate rendono l’esperienza più confortevole per tutti, non solo per chi ha qualche difficoltà motoria.
Ma è dal punto di vista emotivo che ho fatto le scoperte più importanti. Molte persone anziane portano con sé una vita intera di giudizi e aspettative, hanno bisogno di sentire che in quell’aula esiste davvero uno spazio libero, dove possono essere sé stesse senza maschere. Ho imparato a rispettare tempi più dilatati, a valorizzare l’esperienza e la saggezza di vita che ogni partecipante porta con sé come un dono prezioso per tutto il gruppo.
Una delle cose che mi colpisce di più è la ricchezza emotiva che emerge quando le persone mature si permettono di essere vulnerabili davanti alla tela. Anni di esperienze, gioie, dolori, saggezza accumulata, tutto questo trova espressione in modi che spesso sorprendono gli stessi protagonisti. Ho imparato ad accogliere questi momenti con il rispetto che meritano, consapevole di essere testimone di qualcosa di sacro.
Teresa, una signora di settantadue anni che aveva sempre pensato di non essere creativa, dopo alcuni laboratori mi ha detto: “Vengo qui e mi sento di nuovo viva. È come se stessi imparando a parlare una lingua che avevo dimenticato di conoscere.” E poi, con quella saggezza che solo chi ha vissuto tanto può avere, ha aggiunto: “Forse non l’avevo mai davvero imparata prima. Forse ci voleva questo momento della mia vita per essere pronta ad ascoltarla.”
I benefici che osservo nei partecipanti più maturi sono molteplici e spesso inaspettati. L’aumento dell’autostima è forse il più evidente: vedere persone che si consideravano “non creative” scoprire di avere un linguaggio espressivo ricco e personalissimo è sempre emozionante. Ma c’è qualcosa di più profondo che accade: un miglioramento dell’umore generale, una ritrovata vitalità, come se la creatività riaccendesse una scintilla che si era affievolita con gli anni.
La stimolazione cognitiva che deriva dall’esplorazione creativa è evidente in ogni incontro: la necessità di prendere decisioni artistiche, di coordinare vista e movimento, di elaborare emozioni attraverso forme e colori mantiene la mente attiva e flessibile. Ma forse l’aspetto più bello è la creazione di connessioni sociali significative che nascono spontaneamente. Nei gruppi di persone mature si formano spesso amicizie profonde, basate sulla condivisione di momenti di vulnerabilità e scoperta.
“Qui ho trovato persone che mi capiscono davvero”, mi ha confidato Maria, una partecipante di sessantotto anni. “Quando condividiamo i nostri dipinti, stiamo condividendo pezzi della nostra anima. È diverso dalle solite chiacchiere del quartiere.”
Uno degli aspetti più toccanti del lavoro con la terza età è vedere come l’arte aiuti molti partecipanti a rielaborare e dare nuovo significato alla loro storia personale. Attraverso i colori e le forme emergono ricordi, riflessioni, nuove prospettive su eventi vissuti. È come se il processo creativo permettesse di guardare la propria vita da un punto di vista diverso, più gentile, più comprensivo.
Come mi ha detto Francesca dopo alcuni mesi di laboratori: “Non pensavo di avere ancora nulla da creare a questa età… e invece sto scoprendo parti di me che non conoscevo. È come incontrare un’amica che non sapevo di avere.”
Il progetto con la terza età mi ha confermato una verità che sento profondamente: la creatività non ha età, e il bisogno di espressione autentica è universale. Vedere signore e signori di settanta, ottant’anni riscoprire la gioia del giocare con i colori mi ricorda ogni volta che dentro ognuno di noi vive un bambino creativo che aspetta solo le condizioni giuste per emergere.
Ogni laboratorio mi insegna qualcosa di nuovo. Ogni partecipante porta con sé una storia unica, un modo particolare di relazionarsi con l’arte, una ricchezza di esperienze che arricchisce non solo il proprio percorso ma quello di tutto il gruppo. Ho imparato che l’età può essere un dono per la creatività: quando si hanno alle spalle tante esperienze, quando si è attraversato tanto, si ha anche molto da esprimere.
E poi c’è una libertà particolare che arriva con gli anni, la libertà di chi non deve più dimostrare nulla a nessuno, di chi può finalmente permettersi di essere autentico senza paura del giudizio. Questa libertà si traduce in opere d’arte che hanno una spontaneità e una genuinità che mi commuovono ogni volta.
Nei miei laboratori per la terza età ho visto nascere non solo dipinti, ma anche nuove versioni di sé. Ho visto persone timide diventare audaci con i colori, persone che si consideravano “finite” riscoprire una vitalità che non sapevano di avere ancora. Ho visto lacrime di gioia quando qualcuno realizzava di aver creato qualcosa di bello, di aver dato forma a un’emozione che non trovava parole.
Il lavoro con le persone mature mi ha anche insegnato il valore della pazienza e del rispetto per i tempi individuali. In una società che corre sempre, questi laboratori diventano oasi di lentezza consapevole, dove ogni gesto può essere gustato, ogni colore esplorato con calma, ogni scoperta celebrata come merita.
Come dico sempre nei miei incontri: “La pittura intuitiva non è una gara, non ha scadenze. È un dialogo con sé stessi che può durare tutta la vita, e anzi, più si va avanti negli anni, più questo dialogo può diventare ricco e profondo.”
“L’età non spegne la creatività, la libera. Quando non devi più dimostrare nulla a nessuno, puoi finalmente essere te stesso sui colori.”
Romina Aiello
Accompagnatrice di viaggi nell’autenticità
Se senti che è arrivato il momento di riscoprire la tua creatività, qualunque sia la tua età, ti invito a esplorare il mondo della pittura intuitiva. Nel mio libro “L’Arte di Essere Autentici” trovi un viaggio completo per iniziare questo dialogo con te stesso.
E se hai già iniziato il tuo percorso artistico nella terza età, o se stai pensando di farlo, racconta nei commenti la tua esperienza. Ogni storia di coraggio creativo può ispirare qualcun altro a prendere in mano il primo pennello.
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